Premio Midolini 2020 - L'atleta ha vinto
Opera vincitrice della prima edizione del Premio Lino Midolini
San Gottardo - Udine
Un premio di ambizioso prestigio
di Barbara Cappello - Presidente FIDA Trento
"Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola lo spazio con immagini di province, di regni , di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri , di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto" Claudio Magris
Esiste un luogo, un microcosmo, alle porte della città di Udine, dove un torrente , il Torre, scorre da sempre. Un luogo in cui, nel moto del tempo lungo queste acque, nel rispetto dello stesso, un imprenditore, Lino Midolini, realizzò un opificio ove il movimento costruttivo del lavoro e dei lavoratori del secolo scorso ebbe una storia importante per l'economia del territorio.
Oggi, la figlia, Raffaella Midolini impiega la sua forza, energia, sensibilità e lungimiranza per la riqualificazione del sito del quartiere del San Gottardo, sede degli Opifici industriali dismessi, attraverso le energie rinnovabili, e la realizzazione di un ambizioso progetto artistico e culturale entro il quale gli artisti che ne sono stati, e saranno, coinvolti esprimo la cultura e creatività artistica attraverso la Scultura, Murales, Graffitismo e Street Art, fino alla ristrutturazione degli ex edifici industriali, i quali diverranno luoghi espositivi, centri di incontro per conferenze culturali, residenze artistiche, laboratori creativi e centri musicali.
Il
luogo sarà, inoltre, un parco risanato, in cui i cittadini potranno accedervi
attraverso percorsi pedonali e ciclabili, nel quale sorgeranno delle colonnine
per la ricarica elettrica delle biciclette. Un percorso in cui poter mirare le
sculture poste nel parco, a cielo aperto; una ricreazione salutare artistica e
culturale ove il focus è posto sul connubio di benessere accrescitivo del
singolo, come del collettivo.
Un
tributo, inoltre, all’imprenditore, che amava il benessere dei propri
lavoratori, la cultura e l’arte.
Nell’Italia
di oggi, questo progetto è una pietra miliare, posta sulla strada tortuosa del
concetto relativo al dialogo tra arte – cultura – economia. Una pietra che
diviene pregiata nel momento in cui si concretizza e dimostra come l’economia
può essere sostenuta e può divenire sostenibile. Un tracciato importante che esprime
un esempio per un futuro prossimo entro il quale di arte e cultura ci si può
nutrire, non solo in senso figurato, bensì reale. Il fabbisogno del cibo
artistico e culturale è parte del DNA del nostro Paese, ma non dimentichiamo
che l’operosità di chi crea questo prezioso ingrediente ha il diritto di essere
riconosciuto. E, chi investe in questo prodotto, spesso considerato non
redditizio, è consapevole dell’esatto contrario, in quanto l’economia si basa
anche sul riverbero di ritorno della propria immagine, come sulla possibilità,
attraverso un progetto di questa natura, di creare degli organici dedicati, i
quali muovono quella economia, mi permetto, “invisibile” non capitalistica.
Dunque,
un atto di consapevolezza ben radicato, questo lodevole progetto ideato e
realizzato da Raffaella Midolini, pieno di coraggio a cui le lodi vanno
espresse a grande voce. Un disegno che rappresenta appieno l’incipit delle
parole di Magris, nonché il profilo di Lino Midolini, perché è proprio quel
paziente labirinto di linee che traccia l’immagine del volto dell’uomo,
attraverso quel compito naturale di disegnarne il mondo.
Per
questa prima edizione 2020 il Parco del San Gottardo, ex sede IFIM, è stato
inaugurato attraverso la realizzazione e la messa in opera di dieci Sculture
realizzate da dieci artisti territoriali. Le opere scultoree sono state
interamente create con materiali recuperati dal sito stesso, quale luogo di
discarica di inerti provenienti dall’edilizia, ora bonificato. Pertanto gli
artisti si sono prestati a cercare i materiali che meglio potessero essere
impiegati per le loro sculture. Questo è un grande esempio di come reimpiegare
ciò che era destinato alla dismissione e di come un racconto legato alla
archeologia industriale si concreti attraverso l’arte: inerti che furono vita
di costruzioni fatte dalla mano umana, scaricati, perché inutilizzabili, rinascono
nelle “viscere” dell’opera per mano della maestria artistica. Un “ritorno alla
vita” in cui la storia del lavoro che si svolgeva in Opificio è testimonianza
concreta iscritta nella scultura dentro la quale quel materiale diviene
pregiato e assume l’estetica assoluta della bellezza.
Premiata da Massimiliano Fedriga Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia |
Elecle-Elena Clelia Budai |
L' ATLETA
Simulacro sacralizzante nella rappresentazione dell’atleta contemporaneo, quale emblema della società produttiva industriale: il successo del corpo fattivo, perfetto, plastico, inscalfibile, in perpetua corsa verso l’orizzonte della meta preposta; costruisce l’economia profittevole da cui trae il proprio nutrimento. Antropocenico per eccellenza, celato dalla paura di identificazione sociale, muove l’essere proprio con la forza dell’implosione eccentrica, in una estasi estetica, proteggendosi con la benda intrisa della sapienza antica, quale rimedio che lo condurrà, forse, alla improbabile futura simbiosi con la natura del futuro. ( testo di Barbara Cappello )
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